Caos ripescaggi, corsi e ricorsi storici: quella folle estate del 2003…
La Serie B ha già avuto il suo inizio ma non conosce ancora il suo destino, in bilico tra le 19 e le 22 (o 24) squadre. In Serie C quattro società attendono di sapere la categoria d’appartenenza, in un’estate interminabile e fatta più di politica che di campo di gioco. Ricorsi al TAR, controricorsi al CONI, appelli alla FIGC e tribunali che smentiscono sé stessi. L’estate 2018 del calcio italiano è stata torrida a dir poco, eppure un caos del genere si era già vissuto, e anche quella volta con il Catania in prima linea.
Correva l’anno 2003, e il Catania di Luciano Gaucci era appena retrocesso sul campo. Poi, però, il caso Martinelli sconvolse tutto.
Nel corso della stagione precedente, durante Catania-Siena, i bianconeri schierarono un calciatore, Martinelli per l’appunto, che pochi giorni prima aveva già giocato con la Primavera. Il vulcanico Presidente etneo si rivolse subito alla giustizia sportiva, perdendo in primo grado la causa ma vincendo in secondo: vittoria a tavolino per la società etnea e punti fondamentali per mantenere la Serie B, condannando Venezia e Napoli allo spareggio per evitare la retrocessione.
Immediato arrivò il contro-ricorso del Venezia, che sosteneva come il Catania non potesse schierare Vito Grieco durante la partita contro i veneti. Al marasma degli appelli in tribunale si aggiunsero anche Salernitana e Genoa, appena retrocesse, mentre il Cosenza non poté aggregarsi a causa del suo improvviso fallimento per motivi economici.
Tra ricorsi e controappelli, dopo l’intervento del TAR e addirittura quello del Consiglio di Stato, la soluzione della Lega fu clamorosa: Serie B allargata a 24 squadre, con ripescaggio di Genoa, Salernitana e addirittura della Fiorentina, promossa per “meriti sportivi” al posto del Cosenza. I viola, dopo il fallimento della gestione Cecchi Gori, riuscirono in un solo anno a passare dalla C2 alla B, in una delle più vergognose estati del calcio italiano che oggi, a distanza di 15 anni, ci tocca rivivere come un incubo di cui non avevamo assolutamente nostalgia.